Partnership al progetto_Piccolo Cinema America_
Nel 2011 un
gruppo di ragazzi che frequentava il centro, chi per studio chi per lavoro, si
trova a cercare un luogo d’incontro, questo perché in concomitanza con la
riforma Gelmini, che chiudeva le scuole negli orari pomeridiani, pur mantenendo
alcuni corsi che li tenevano fino a tarda sera nelle vicinanze, avevano un buco
di orario molto lungo in cui si trovavano a girare per Roma cercando di volta
in volta posti dove sostare. Questo progetto dunque nasce da una necessità
reale della vita all’interno di una grande Metropoli come Roma e di come si è
costretti a cercare di ricavarsi il proprio spazio, di cui si viene privati, in
una città disattenta.
Iniziano
così le ricerche di luoghi abbandonati ed edifici dismessi per creare quello
che poi diventerà un importante polo culturale ed attrattivo. Questa ricerca fu
possibile tramite un particolare tipo di mappatura sul territorio di Roma
tramite il sito “Roma abbandonata”, che è in pratica lo stesso procedimento che
stiamo attuando durante il corso con Un-Lost Territories, ovvero cercare quei
luoghi non perduti che possono rappresentare, se adeguatamente valorizzati, una
risorsa.
L’Idea
dell’occupazione si è poi consolidata con la scoperta dell’ex teatro Cinema
America. Costruito negli anni ’20, che viene successivamente chiuso per poi
essere riaperto come Cinema. Questo nuovo uso però fu molto criticato dal
quartiere, in quanto erano già presenti 23 cinema nella storica Trastevere.
Nel ’56
riapre, la struttura era molto particolare, mono-sala e con delle
caratteristiche architettoniche importanti, con apparati museali, una pensilina
molto particolare progettata da Angelo Dicastro, e tutti questi elementi così
caratteristici che sono rimasti fino ad oggi, in particolar modo l’ingegno del
tetto apribile, che dava la possibilità a chi abitava lì vicino di vedere le
proiezioni da casa.
Chiuso nel
’97 perché non “bigliettava”, come si dice nel gergo, viene acquisito da una
azienda di costruttori con l’intento di realizzare degli appartamenti con un
parcheggio sotterraneo, e qui avviene la risposta impensabile dei cittadini
trasteverini, che dalle critiche mosse da 50 anni addietro, si ritrovano a
lottare con le unghie e con i denti per non far cadere nelle avide mani di
quest’impresa l’immobile.
Il 13
Novembre del 2012 prende inizio l’occupazione, I ragazzi con solo l’esperienza
dell’occupazione nelle scuole riuscirono a mantenere l’immobile occupato per 1
anno e 10 mesi, periodo in cui tutto cambiò.
Si iniziò a
creare una consapevolezza diversa, il progetto muta e diventa sempre più
grande, si resero conto di trovarsi dentro ad un cinema, con una determinata
valenza culturale e sociale molto importante sia a livello artistico e anche
Architettonico.
Sentendo
così i racconti dei residenti, i ragazzi si sono innamorati del ruolo che il
Cinema America ricopriva nel quartiere, quindi una volta occupato, spesero
tutte le loro energie per rimetterlo a nuovo. Passarono 1 mese e mezzo a
ripulire il cinema dal degrado dovuto all’abbandono per così tanti anni,
inserendo delle regole nuove all’interno della politica delle occupazioni.
Questo
perché anche con loro i cittadini del quartiere stavano adottando quelle stesse
politiche quasi protezionistiche degli anni precedenti, in quanto questi
ragazzi non erano figli di trasteverini, non erano residenti del posto e quindi
si dovevano guadagnare il rispetto e il riconoscimento di questo pezzo di Roma
così importante.
Doveva
dunque essere un luogo per tutti, non si fumava dentro, doveva essere sempre
pulito e doveva ricoprire in qualche modo quello che oggi possiamo chiamare
centro polifunzionale, totalmente per i cittadini. Quindi la porta doveva
sempre essere aperta, tutti avevano il diritto di entrare quando volevano e
potevano soprattutto chiedere degli spazi per attività, come i mercatini
dell’usato, spazi per assemblee, per lo studio e per poter trovare un senso di
comunità che si stava ormai perdendo nel quartiere, usato ed abusato ormai come
meta turistica del mordi e fuggi e delle baldorie notturne.
Questo io
credo sia stato il loro punto di forza, il saper ascoltare le necessità dei
cittadini del quartiere, creare una comunità forte che ti sostiene e che ti
aiuta anche nelle difficoltà dell’operato legale o illegale che sia. Dico
questo per introdurre quello che poi è stato il salto di qualità per questi
ragazzi, ovvero quando hanno capito, che diventando un’associazione culturale,
avrebbero potuto avere più voce in capitolo e iniziare così il loro percorso in
maniera più professionale per poter iniziare anche interagire con le
istituzioni.
Io credo che
loro abbiano trovato la ricetta giusta che può funzionare a Roma, ovvero la
proattività e il coinvolgimento dei cittadini nelle iniziative.
Riportando
il loro operato nei nostri studi in Architettura, è proprio questo quello che a
noi viene richiesto tramite i sopralluoghi e la progettazione, individuare
spazi ed edifici di interesse e farli diventare poli culturali e di
aggregazione per tutti.
Un’
accortezza che Giulia mi faceva presente, era come loro, anche quando dovevano
aprire il punto vendita per la distribuzione di cibi e bevande hanno chiesto
alle attività commerciali come potessero meno intaccare sulla loro economia,
limitandosi da soli la vendita di determinati prodotti che i fruitori degli
eventi potevano andare a comprare nei negozi già presenti, e questa secondo me
è forse più che una semplice accortezza, ovvero come non andare a creare
competitività ma aiutare anche l’economia locale, arrivando addirittura a dare
posti di lavoro ai ragazzi dei quartieri.
Ovviamente
non hanno fatto tutto da soli, l’opera mediatica spinta dagli attori e dai
registi che si sono affascinati all’iniziativa dei ragazzi è stata fondamentale
per la riuscita del progetto. Mi racconta di quando Verdone, passando davanti
al Cinema America, trovandolo aperto sia entrato e si sia interessato e via via
innamorato del progetto, ora tantissimi attori e personaggi di spicco del mondo
del cinema usano queste iniziative anche per proporre e presentare i loro film,
creando un legame sempre più vicino con gli spettatori. Spettatori di tutte le
età di tutte le provenienze, anche i più inaspettati, che si ritrovano
finalmente in luoghi dove la cultura e la società non sono più così lontani.
Altro passo
importante poi è stato il ritorno alle periferie, la ricerca di nuovi posti
dove forse poi è anche più necessario l’inserimento di iniziative di questo
calibro. L’esperienza al Casale della Cervelletta è sicuramente quella più
suggestiva, le proiezioni sono immerse nel contesto naturale del parco
dell’Aniene vicino a Tor Sapienza, Colli Aniene, posti dove lo spazio pubblico
per il cittadino non è minimamente dibattuto. Giulia mi racconta di come
tantissimi ragazzi dei quartieri limitrofi, hanno fatto di quel casale la loro
fortezza e di come anche loro si siano avvicinati all’esperienza del cinema.
Credo che
l’operato di questi ragazzi, come ho prima detto, sia un’esperienza importante
per Roma e soprattutto per la nostra generazione, hanno tanto da dire, come
testimonia la lunga intervista di oggi con Giulia tramutatasi poi in una lunga
chiacchierata, che qui sono costretta a riassumere in questo racconto, Il
significato del quale si può forse esprimere in queste poche parole dette da
questa giovane ventiduenne:
“Delle volte
è veramente difficile superare ogni ostacolo, risolverne un problema e trovarsi
subito dopo con un altro, cercare sempre di trovare la soluzione anche a
livello logistico e delle normative che ci sono a Roma, ma noi non ci fermiamo,
non bisogna mollare mai ed essere sempre pronti per affrontare ogni cosa.” Ecco,
questo secondo me è il grande insegnamento che porta quest’associazione, non
mollare mai, anche quando tutto sembra impossibile, cercare sempre di andare avanti
per il bene comune e per il nostro futuro.
Questa è la
prima parte del resoconto di questa lunga chiacchierata, che ha toccato diversi
momenti di confronto, anche sulla mia proposta progettuale del cinema museo. E’
stato stimolante, ed aperto sicuramente ad altri incontri, che spero possano
dare valore e una guida al mio progetto.
To be
continued...
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